Descrizione
Buongiorno a tutte e a tutti, grazie per essere qui alle classi della scuola media Franchini che hanno voluto condividere con noi questo momento di riflessione insieme a cittadini, associazioni, autorità civili e militari presenti.
La Giornata della Memoria è una data istituita per ricordare le persone che, a milioni, furono vittime della ferocia nazifascista, compresi i tanti deportati di cui anche a Santarcangelo custodiamo memoria.
Più tardi, ascolteremo i loro nomi letti dalla voce di ragazzi e ragazze.
Ricordare significa tuttavia soffermarsi non solo sulle conseguenze, ma riflettere anche sulle cause che portarono la società europea prima a scatenare una guerra mondiale, poi a compiere un vero e proprio genocidio.
Non possiamo analizzare a fondo le cause storiche del nazifascismo in questa sede, ma vorrei sottolineare in particolare un elemento comune ai due regimi che fa da presupposto essenziale agli sviluppi successivi.
Si tratta della scelta deliberata di privare i propri cittadini, tutti quanti, di una serie di libertà fondamentali, che avrebbe condotto poi alle mostruose discriminazioni messe in pratica in Italia con le leggi razziali.
“La libertà è una divinità nordica, adorata dagli anglosassoni. Il fascismo non conosce idoli, non adora feticci: è già passato e, se necessario, tornerà ancora tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della dea libertà”.
Così scriveva Benito Mussolini nel marzo 1923 sulla rivista “Gerarchia”. Sono passati più di cento anni ma queste parole ci colpiscono con tutta la loro forza, nel nostro tempo in cui diamo la libertà praticamente per scontata.
E invece Mussolini non solo ammette di aver calpestato la libertà, non solo si dice pronto a farlo di nuovo, ma dice tranquillamente, per farci capire quanto consideri poco importante il valore della libertà.
Ne parla anche come di un “corpo più o meno decomposto”, qualcosa di superato e stantio che una società dinamica e nuova non dovrebbe tenere troppo in considerazione.
E invece è proprio su questo campo che si gioca la partita più importante, perché fuori da ogni retorica la libertà rimane anche oggi uno di quei pochi diritti fondamentali che consentono di godere di tutti gli altri.
Noi dobbiamo lavorare per difendere in ogni contesto la libertà di pensiero ed espressione, perché il momento in cui viene meno questa libertà, ecco che si apre lo spazio per un potere arbitrario di decidere chi può parlare e chi no, chi può fare politica e chi no, chi può vivere e chi no.
Ma nel contesto della libertà che abbiamo oggi, e che dobbiamo tenerci stretta come abbiamo appena visto, dobbiamo anche vigilare. Vigilare che, sfruttando gli spazi offerti dalla libertà democratica, non tornino a dilagare le idee per le quali – secondo Mussolini – valeva la pena calpestare proprio quella libertà.
Per questo ho salutato con grande, grande preoccupazione la sentenza con cui nei giorni scorsi la Cassazione ha stabilito che non è reato esibirsi nel saluto fascista durante una commemorazione pubblica.
Solo un gesto, si dirà, il vero pericolo – come ha scritto la Suprema Corte – è il tentativo di “ricostituire il disciolto partito fascista”. E invece no, perché la normalizzazione di una visione politica criminale che ha portato il nostro Paese al disastro della guerra passa anche da questo tipo di riconoscimenti.
Rimane da capire il riferimento della sentenza alla sola legge Scelba, ignorando la legge Mancino che invece vieta espressamente anche le “manifestazioni esteriori proprie di organizzazioni o movimenti che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza”.
Ma al di là dei complessi riferimenti normativi, spero che sia chiaro il doppio avvertimento che deriva dalle mie parole: difendete sempre la libertà da chi la vuole soffocare, e allo stesso tempo vigilate su chi cerca di approfittarne.
Probabilmente vi accorgerete che sono le stesse persone.
Vorrei concludere con un riferimento inevitabile al presente, a un mondo in guerra che ci inquieta profondamente ogni giorno che passa, dall’Ucraina a Gaza passando per i tanti altri conflitti in corso.
Credo sia inevitabile, quindi, associarsi all’auspicio espresso ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con queste parole:
“Ci ostiniamo a rimanere fiduciosi nel futuro dell’umanità. Nella convinzione profonda che un futuro intriso di intolleranza, di guerra e di violenza, non sia il desiderio iscritto nelle coscienze delle donne e degli uomini”.
Una speranza di pace flebile di fronte al fragore delle bombe, ma che è nostro compito mantenere viva.
Grazie.
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:52