Descrizione
Il valore della cultura risiede nella diversità. La libertà di espressione è un elemento essenziale della creazione. Il dovere di ogni Stato – di ogni Stato democratico – è quello di proteggere la diversità culturale, garantire la libertà di espressione di artiste e artisti, così come l’autonomia e l’indipendenza delle istituzioni culturali. Non spetta allo Stato occuparsi della programmazione e della curatela delle istituzioni culturali, ma bensì garantire le condizioni economiche, sociali e strutturali per il loro funzionamento efficace e per lo sviluppo dei processi artistici.
Le decisioni prese dalle commissioni ministeriali che hanno valutato i progetti del bando triennale per teatro, danza e multidisciplinare portano a una conclusione preoccupante: il Ministero della cultura sembra abdicare al proprio mandato, declassandosi dal ruolo di istituzione chiamata a tutelare la diversità culturale.
Il segnale è chiaro: non c’è più spazio per il rischio culturale, per la sperimentazione, per la complessità e la molteplicità dei linguaggi. Sembra avanzare una visione normalizzante, rassicurante, programmata dall’alto, che lascia poco spazio all’imprevisto e all’alterità. Ma senza rischio e senza pluralità, la cultura si svuota del suo significato più profondo: quello di essere strumento di trasformazione e di immaginazione collettiva.
Mi viene da dire che ciò che sta accadendo oggi in Italia somiglia molto ai periodi più oscuri della politica culturale del governo Diritto e Giustizia in Polonia – una politica che mi ha persino costretto a lasciare il mio Paese. Si comincia cambiando le leggi, anche con piccole modifiche che però hanno un peso importante. Eliminare dal criterio di valutazione artistica dei progetti l’importanza del rischio culturale è grave, perché sposta l’attenzione verso percorsi sicuri, lontani dalla sperimentazione e dalla ricerca. Dopo la modifica dei decreti, si cambiano le commissioni. Nonostante alcuni membri esprimano dissenso o si dimettano, queste nuove commissioni riescono comunque ad attivare (o almeno a rivelare) una forte pressione politica. Poi arrivano le prime decisioni concrete: eliminare alcune istituzioni, attaccarne altre, ridurne il ruolo, l’importanza, le competenze e la qualità.
I risultati del FUS – e non penso solo al caso del Santarcangelo Festival – non rappresentano soltanto un attacco alla cultura indipendente, ma una vera e propria provocazione contro la diversità delle comunità che la generano. Gli attacchi a molte istituzioni che operano nell’ambito del performativo, con un chiaro impegno politico e una posizione etica esplicita, non sono un errore del sistema. Sono il sistema stesso che si manifesta nel suo potere e nella volontà di esercitare un forte atto intimidatorio nei confronti di chi fa cultura. Siamo in tante e tanti a essere colpiti. Le istituzioni culturali, con forte rilevanza locale, nazionale e internazionale, sono state estromesse dal sistema di sostegno ministeriale. Punteggi dimezzati che suggeriscono un fallimento totale dei percorsi artistici di moltissime realtà.
Eliminare dai sostegni ministeriali Fuorimargine di Cagliari, abbassare il punteggio di Teatro delle Moire per Danae Festival da 32 a 11, di Festival Ipercorpo da 29 a 11, di BIG Bari International Festival da 29 a 11, del Festival delle 100 Scale, da 27 a 11 o quello di Santarcangelo Festival da 28 a 14, è semplicemente indifendibile. La qualità artistica e la sua valutazione sono solo parzialmente soggettive: le commissioni ministeriali devono saper valutare oltre le proprie preferenze estetiche, altrimenti si va verso una visione di monocultura programmata dall’alto. Se questa è la direzione in cui il governo vuole andare, almeno lo dichiari apertamente e in modo trasparente, senza nascondersi dietro le procedure.
Nel verbale n. 1 del 10 e 20 giugno 2025, il presidente della commissione multidisciplinare Marco Lepre ribadisce che il contributo è destinato a “organismi pubblici e privati organizzatori di festival di particolare rilevanza nazionale e internazionale che contribuiscono alla diffusione e allo sviluppo della cultura teatrale italiana, musicale, coreutica e circense, all’integrazione delle stesse con il patrimonio culturale, alla promozione del turismo, dell’identità e della diversità culturale nazionale, anche con progettualità rivolte ad artisti Under 35, nel rispetto della parità di genere”.
Visto che questa è la perfetta descrizione – che io stesso non saprei formulare meglio – delle attività promosse da Santarcangelo Festival e da molte istituzioni penalizzate dalla Commissione Multidisciplinare, con forte dissenso interno alla commissione stessa, è evidente che serve un chiarimento pubblico sulle modalità di valutazione dei progetti artistici e sulla relazione tra decreto, punteggi e preferenze dei commissari.
È stato un errore? Il risultato di incompetenza? O una decisione puramente politica?
Vorrei pubblicamente invitare il presidente Marco Lepre a raggiungerci a Santarcangelo di Romagna durante la 55esima edizione di Santarcangelo Festival per entrare in un confronto pubblico sulla valutazione artistica del Festival. E chiedo a tutte e tutti voi di aiutarci a diffondere questo invito pubblico, perché credo che Marco Lepre abbia la volontà di spiegare pubblicamente le modalità e le motivazioni che hanno portato la Commissione Multidisciplinare a formulare punteggi che hanno aperto un enorme dibattito pubblico all’interno della comunità artistica italiana.
Punire un festival non significa soltanto distruggere un lavoro istituzionale. Punire un’istituzione culturale significa colpire e indebolire l’intero ecosistema che le ruota attorno: con le artiste e gli artisti, le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, con i partner locali, nazionali e internazionali, con le reti, i progetti già avviati e quelli in fase di sviluppo. Infine, punire un’istituzione culturale significa colpire il suo pubblico.
Il pubblico di Santarcangelo Festival è una comunità ampia, consapevole, che vive nel territorio oppure raggiunge il Festival spostandosi da tutta Italia e dall’estero, per confrontarsi con visioni altre, con estetiche non convenzionali, con forme radicali di ricerca artistica. Un pubblico che non cerca conferme, ma domande e non teme la complessità e la pluralità. Chi prende queste decisioni deve assumersene la responsabilità e avere il coraggio di spiegarle in modo trasparente.
Nonostante tutte le difficoltà e incertezze in cui dobbiamo operare noi siamo qui, pronte e pronti ad aprire la 55esima edizione del Festival. Andiamo avanti con il programma che abbiamo sognato, pensato e alla fine realizzato per poter ospitare tutte e tutti voi. Venite a Santarcangelo, parlate, pensate e immaginate un futuro diverso. Noi non ci arrendiamo.
Not yet.
Il comunicato stampa di presentazione della 55esima edizione di Santarcangelo Festival.
(foto: Pietro Bertora)
A cura di
Ultimo aggiornamento: 3 luglio 2025, 13:08