Descrizione
In questi giorni sono state davvero tantissime le persone che, pubblicamente o privatamente, mi hanno scritto per manifestare la loro solidarietà in seguito alle frasi offensive nei miei confronti, e non solo, apparse su alcuni muri della città. Si tratta di una dimostrazione di vicinanza e sensibilità che vale la pena di sottolineare pubblicamente: in primo luogo, per ringraziare tutti quelli che hanno deciso di portarmi una parola di gentilezza, in secondo luogo perché queste manifestazioni sono il miglior strumento per contrastare un modo sprezzante e offensivo di concepire e pensare le donne. Un modo di pensare che proprio oggi manifesta i suoi effetti con episodi di violenza verbale che, oltre a me, hanno coinvolto di recente anche le agenti della Polizia locale di Rimini, oggetto di pesanti insulti sessisti sui social: a loro vanno il mio sostegno e la mia solidarietà.
Proprio alle porte della Giornata internazionale contro la violenza alle donne (25 novembre), vorrei sottolineare che mobilitarsi per denunciare pubblicamente una cultura che ancora persiste in alcune pieghe della nostra società, dove la parità dei diritti e l’emancipazione sono visti come una minaccia e non come un’opportunità, è un atto coraggioso quanto doveroso. “Questo problema non è un incidente: è culturale” ha affermato in un recente discorso al Congresso Usa la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, oggetto anch’essa di pesanti insulti da parte di un collega. Il senso del messaggio della deputata è che queste parole non possono in nessun caso essere perdonate, poiché questo significherebbe tollerare un linguaggio violento contro le donne. E tollerare un linguaggio violento significa dare spazio e giustificazione ad atteggiamenti violenti nei confronti delle donne.
Il risultato è un’escalation che passa dagli abusi psicologici a quelli fisici, nel segno di una perversa idea di possesso che sfocia da un lato in fenomeni di violenza, dall’altro in restrizioni della libertà della donna.
I primi, che troviamo ormai giornalmente sulle cronache dei giornali, non si sono fermati nemmeno nei mesi del più rigido lockdown: da marzo ad aprile Istat registra oltre 1.500 telefonate al numero verde 1522 per denunciare una violenza, mentre i dati dell’agenzia delle Nazioni Unite mostrano un aumento del 20% di femminicidi in tutti i 193 Stati membri.
Un tipo di violenza diversa, ma non meno grave, è quella che stanno invece contrastando le migliaia di donne polacche del movimento “Ogólnopolski Strajk Kobiet”. Con le drastiche limitazioni di accesso all’interruzione di gravidanza imposte dalla Corte costituzionale polacca, assistiamo infatti una regressione dei diritti delle donne in tutto il Paese.
Episodi di violenza verbale e fisica, minacce e mancati riconoscimenti dei diritti delle donne sono fenomeni gravi e all’ordine del giorno: per questa ragione, nonostante le difficoltà determinate dall’emergenza sanitaria, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne abbiamo voluto comunque continuare a stimolare un dibattito pubblico attraverso iniziative e spunti di riflessione sul tema.
È in corso fino a mercoledì 25 novembre “Sisterhood”, l’iniziativa che vuole innescare un pensiero sulla rimozione delle donne nel tessuto culturale e sulla violenza quotidiana delle parole e dei comportamenti, attraverso i testi di alcune autrici interpretati da undici attrici e diffusi attraverso altoparlanti, filodiffusione, messaggi smartphone e social. Dal 25 novembre al 10 dicembre – anniversario della Dichiarazione dei diritti umani – la Torre civica di Santarcangelo sarà illuminata di arancione, colore-simbolo di un futuro senza violenza basata sul genere, nell’ambito dell’iniziativa “Orange the world”, lanciata da Un Women (Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne) e promossa in Provincia di Rimini dal Soroptimist Club International.
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:27