Descrizione
Buongiorno a tutte e a tutti.
Come ho detto nei giorni scorsi, è particolarmente emozionante tornare a celebrare una ricorrenza istituzionale importante come il IV Novembre tutti insieme, in corteo, accompagnati dalla musica della nostra banda. Vorrei quindi cominciare ringraziando proprio la banda, che con le sue note rende vive queste commemorazioni. Grazie poi alle forze armate, cui è dedicata questa giornata, e per estensione a tutte le forze dell’ordine, sempre presenti al pari della Polizia locale che anche oggi accompagna il nostro corteo.
La pausa che abbiamo dovuto fare nel 2020 a causa della pandemia ci ha invitati a interrogarci sul senso di queste celebrazioni. Un senso che va ricercato nelle origini della ricorrenza, istituita per ricordare la conclusione della Prima guerra mondiale. Quest’anno, in particolare, ricorre anche il centenario del Milite ignoto, istituito con legge parlamentare del 4 agosto 1921 e tumulato all’Altare della Patria il 4 novembre dello stesso anno.
Per commemorare questa ricorrenza, il 28 ottobre in Consiglio comunale abbiamo conferito al Milite ignoto la cittadinanza onoraria, con la convinta adesione di tutte le forze politiche, che l’hanno votata all’unanimità. Questo testimonia di una comunità, oggi come allora, unita nella memoria di quei 650.000 soldati caduti durante la Grande Guerra, ai quali non dobbiamo smettere di rivolgere il nostro ricordo commosso.
L’unità di un Paese, di una città o di una comunità si misura dall’adesione ad alcuni valori in cui tutti, o comunque la maggior parte delle persone che ne fanno parte, si riconoscono. Quelli di Santarcangelo sono ben sintetizzati nel manifesto nazionale del IV Novembre, che potete leggere anche qui dietro, redatto come ogni anno dalla confederazione tra le associazioni combattentistiche e quelle partigiane.
Il primo è il riconoscimento del valore della vita umana e dei diritti ad essa collegati, nella consapevolezza che non c’è nessun vincitore quando le persone sono costrette a uccidersi tra loro. Il secondo, direttamente collegato al primo, è il rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie, al quale ci rimanda non solo la nostra Costituzione, ma l’esperienza della storia che ci ha preceduti. Il terzo è il riconoscimento del sacrificio di quanti sono caduti durante le due guerre mondiali, nella prima per difendere l’Unità d’Italia faticosamente costruita e nella seconda per riconquistare la libertà perduta attraverso la lotta partigiana.
Questi valori, spesso bistrattati e vilipesi, sono il fondamento civile della nostra comunità. E lo sono grazie a persone straordinarie, che hanno dedicato la loro vita all’affermazione di questi principi. Ecco quindi che arriviamo al momento culminante di questa giornata: l’intitolazione della sede delle associazioni combattentistiche e dell’Anpi a Werter Paesini e Serino Baldazzi.
Dopo il mio intervento lascerò spazio a persone che ricorderanno Werter e Serino per il loro contributo nelle rispettive associazioni di appartenenza, oltre che dal punto di vista umano. Ma permettetemi, come prima cittadina di Santarcangelo, almeno di delineare l’importanza di queste due figure per la storia della nostra comunità, a titolo di profonda riconoscenza da parte di tutti noi.
Werter Paesini, venuto a mancare circa due mesi fa, dopo aver combattuto in Albania prima con l’esercito italiano e poi con la Resistenza locale, ha incontrato la vocazione che lo avrebbe accompagnato per il resto della vita. Ha iniziato infatti a rimpatriare i soldati italiani dispersi al fronte, per poi proseguire una volta tornato in Italia con un impegno nelle associazioni combattentistiche andato avanti fino agli ultimi giorni.
Serino, di pochi anni più giovane, non era partito per il fronte. La sua battaglia, quindi, si svolse a Santarcangelo, nelle file della Resistenza, attraverso la quale diede un importante contributo alla Liberazione della città. Anche nel caso di Serino, l’impegno non si esaurì con la guerra: segretario dell’Anpi di Santarcangelo dal 1946 al 2004, scrisse insieme a Gianni Fucci il fondamentale libro “La notte delle bandierine rosse”.
Con queste poche parole non ho sicuramente reso giustizia a due figure che meriterebbero almeno un libro ciascuna per essere raccontate a dovere. Ma sono sicura che chi interverrà dopo di me saprà raccontarle ancora meglio.
Quello su cui mi vorrei soffermare prima di concludere è la relazione umana tra Werter e Serino, una relazione fatta di amicizia e rispetto che ci riporta a quell’unità di valori citata poc’anzi. Dell’amicizia e del rispetto che legavano Werter e Serino ci hanno raccontato, nelle scorse settimane, due persone che li hanno conosciuti entrambi e hanno assistito negli anni allo svilupparsi della loro amicizia.
Flavio Delvecchio, amico di Werter e referente insieme a lui per le associazioni combattentistiche, ci ha raccontato che nonostante i loro percorsi differenti, Werter e Serino non mancavano di tenersi costantemente aggiornati, di sostenersi a vicenda, di confrontarsi su come portare avanti il loro impegno.
Lia Baldazzi, figlia di Serino, ha invece scritto questo bellissimo messaggio all’indomani della scomparsa di Werter: “Carissimo Werter, porto nel cuore l'affetto e l'amicizia fraterna che ti legava a mio babbo. Col passare degli anni hai continuato a dimostrarlo, regalandomi una visita e un saluto ogni volta che salivi fiero le scale del Comune. Sono onorata di averti conosciuto e partecipo al dolore dei tuoi familiari”.
Ecco, l’affetto di queste e di tante altre persone di Santarcangelo da solo basterebbe a dimostrare lo spessore umano di queste due persone, che negli anni sono state al centro della vita della nostra comunità come due pilastri, due esempi di cittadinanza attiva e impegno civile con pochi eguali. A livello nazionale il dialogo tra le associazioni combattentistiche e quelle partigiane è una novità degli ultimi anni, mentre a Santarcangelo – grazie a Werter e Serino – è stato una realtà praticamente per mezzo secolo.
Mi piace pensare che questo dialogo e questo rispetto reciproco si possano condensare nella scelta di intitolare a entrambi la sala dove per tanti anni si è concretizzata l’amicizia tra Werter e Serino, di pari passo – e non poteva essere altrimenti – al loro impegno per la città. Da oggi, mettere piede in questa sala, significherà non solo dare continuità al loro impegno, ma anche far rivivere Werter e Serino nella mente e nel cuore, per ascoltare ancora una volta la loro voce e il loro insegnamento.
Grazie.
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:29