Descrizione
Buongiorno a tutti.
Vi ringrazio come sempre di essere presenti in questo momento di raccoglimento a cui teniamo particolarmente, per ricordare Rino Molari e le altre 66 vittime dell’eccidio di Fossoli, a pochi giorni dal 77° anniversario della strage.
Come saprete, domenica scorsa abbiamo partecipato alla tradizionale commemorazione al campo di Fossoli, segnata quest’anno da una partecipazione straordinaria delle più alte istituzioni europee e italiane.
Dal palco, infatti, oltre al sindaco di Carpi e al presidente della Fondazione Fossoli sono intervenuti il presidente della Regione, il ministro dell'Istruzione, i presidenti del Parlamento Europeo e della Commissione Europea.
Il sindaco Alberto Bellelli, prima di leggere i 67 nomi delle vittime, ha usato parole molto efficaci per contestualizzare l’eccidio e spiegare le ragioni per cui i nazisti decisero di attuare la strage.
“Si è trattato di un’operazione di eugenetica politica – ha detto Bellelli – per eliminare 67 speranze, 67 voci, 67 persone che sarebbero state l’anima di un Paese libero domani. 67 storie, 67 culture diverse, 67 cittadini europei”.
Lo stesso presidente Castagnetti, confermando l’intento della strage, ha ricordato che gli internati “furono chiamati non con il numero ma per nome, a dimostrare l’accuratezza della scelta”,
Molto emozionanti e significative poi le parole della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, intervenuta anche in rappresentanza del popolo tedesco.
“È stato un soldato tedesco a ordinare di uccidere i vostri genitori e i vostri nonni” ha detto rivolta ai familiari delle vittime. “Una colpa profonda nella storia del mio Paese, un crimine che dobbiamo riconoscere e ricordare”.
Dopo questa accorata affermazione, la presidente Von der Leyen ha concluso il suo intervento con queste parole: “Dobbiamo guardare il nostro passato dritto negli occhi se vogliamo plasmare un presente migliore”.
Guardare il passato negli occhi è qualcosa che non è sempre facile fare. E che, come sappiamo, l’Italia è stata in grado di fare solo in parte, spesso con grave ritardo rispetto ad altri Paesi, Germania compresa.
Per fortuna, a guardare il passato negli occhi per aiutarci a ricordare con precisione ci sono gli storici, capaci di esaminare con accuratezza scientifica anche le pagine più oscure del nostro percorso.
È il caso per esempio di Angelo Del Boca, scomparso da pochi giorni, che oggi vorrei ricordare per le sue fondamentali ricerche e pubblicazioni sul colonialismo italiano in Africa.
Del Boca è stato il primo studioso a documentare le brutalità della guerra coloniale condotta dal regime fascista in Libia e in Etiopia, dove vennero utilizzate armi chimiche già allora proibite dalla Convenzione di Ginevra.
Vicende per lungo tempo rimosse dall’opinione pubblica italiana, che Del Boca portò alla luce andando incontro all’ostilità di molta stampa e di chi ancora sosteneva il luogo comune degli “italiani brava gente”.
Il lavoro, i dati e le testimonianze raccolte da Del Boca sono importanti proprio per mettere in atto il principio indicato dalla presidente Von der Leyen: guardare il nostro passato dritto negli occhi.
Uscire dal ragionamento auto-assolutorio per cui la colpa è sempre degli altri, dei nazisti tedeschi, e riconoscere la fondamentale compartecipazione dei fascisti di Salò nelle deportazioni e nelle stragi attuate nel nostro Paese.
Nei lunghi mesi che seguirono l’8 settembre 1943, molti di coloro che avevano osato opporsi al fascismo trovarono la morte insieme alle persone uccise per motivi razziali, religiosi o legati all’orientamento sessuale.
Tra queste anche Rino Molari, che dopo 77 anni non smette di illuminare il nostro cammino di democrazia con il suo esempio di coraggio, fermezza e principi morali.
A lui vogliamo dedicare ancora una volta il nostro pensiero affettuoso e riconoscente, con l’impegno a essere testimoni dei suoi valori affinché non siano più calpestati e mai dimenticati.
Grazie.
A cura di
Contenuti correlati
Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:30