Descrizione
Accolte nei giorni scorsi in Municipio dalla sindaca Alice Parma insieme alla vice sindaca e assessora alla Cultura, Pamela Fussi, le sorelle Miresa e Vilma Turci hanno donato all’Amministrazione comunale di Santarcangelo un carboncino realizzato dal padre, il pittore Giulio Turci.
Il carboncino su carta, delle dimensioni di un metro per 70 centimetri, risale al 1964 e sarà esposto al pubblico proprio presso il Municipio, in condizioni di massima sicurezza e fruibilità. L’opera raffigura tre personaggi in piedi sulla spiaggia, tre persone che si ritrovano per conversare e stare insieme: un messaggio particolarmente attuale nella situazione di distanziamento fisico determinata dalla pandemia. Tra i personaggi, in particolare, la figura femminile pare una presenza necessaria, centrale per la conversazione, in piena coerenza con la poetica di Giulio Turci e il suo sguardo rispettoso e complice, che considera la donna un universo sempre nuovo.
“Siamo molto grate a Miresa e Vilma per questa donazione – dichiarano sindaca e vice – un gesto importante che arricchisce il prestigio delle collezioni pubbliche e incrementa il patrimonio artistico del Comune. La centralità di Giulio Turci nello sviluppo della scuola pittorica santarcangiolese è nota, come ha testimoniato di recente anche la mostra ‘La Luce’ realizzata nel 2017, in occasione del centenario dalla nascita dell’artista. Vedere che attraverso questa donazione si rafforza il legame tra Giulio Turci e la sua città natale – concludono sindaca e vice – non può che essere motivo di grande soddisfazione”.
Giulio Turci – Giulio Turci nasce il 1° gennaio 1917 a Santarcangelo di Romagna da Giulio e Maria Sarti, ultimo di quattro figli. In una famiglia provvista di una speciale attenzione per le arti, il giovane Giulio trova quanto potesse desiderare; il padre, anch’egli Giulio, era clarinettista e la madre Maria Sarti, riminese, nel 1910 era stata attrice a Plymouth nel corso di un leggendario viaggio americano intrapreso col consorte. Nel 1929 Giulio frequenta l’istituto musicale Lettimi di Rimini studiando violoncello e pianoforte, continuando poi al Conservatorio Rossini di Pesaro gli studi di armonia. Non tarda a pervenirgli una diversa urgenza creativa che presto inizia a tradursi in disegno e poi pittura, dove la poetica geometria delle forme musicali, soprattutto di Bach, Hayden, Mozart, Vivaldi, da lui prediletti, avrebbero potuto sostanziarsi in immagini. Dipinge i primi boschi e i primi paesaggi nel 1939 e nel 1942 “Paesaggio montano” viene esposto alla mostra interprovinciale di Forlì. Nel 1941 sposa Terza Giorgetti di San Mauro Pascoli e dal matrimonio nasceranno le figlie Miresa e Vilma. Abita nella casa della contrada, in Via della Cella, di fronte alla Celletta Zampeschi a pochi metri dalla Rocca Malatestiana; dopo il passaggio del fronte nel 1946 si sposterà giù, in via Verdi. Si riveleranno importanti per l’artista le frequentazioni avute con un gruppo di amici pittori: i coetanei Federico Moroni e Lucio Bernardi e il più anziano Emo Curugnani, riminese; nel 1947 l’incontro con Renzo Vespignani in Santarcangelo favorisce in Giulio la sperimentazione di nuove tecniche nel disegno a chino, arricchendosi di stimoli fondamentali. Infatti viene premiato per la grafica nel 1952 dall’Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone e nominato Accademico. Nel frattempo, si sviluppano anche le frequentazioni con altri giovani che si preparano a percorrere nuove strade come Tonino Guerra, Mino Pedretti, Flavio Nicolini, Raffaello Baldini, Antonio Nadiani. Grafica e pittura si intrecciano in maniera indissolubile nella sua produzione e si moltiplicano le mostre personali in Italia ed all’estero già dagli anni Sessanta. Nel frattempo, la famiglia si sposta nuovamente da via Verdi e abiterà per pochi anni nel palazzo Marini Franchini dove frequenterà con grande affetto Gaetano, Lele Marini e la zia, l’attrice Teresa Franchini, grande protagonista del teatro italiano e maestra di recitazione. Furono anni di grande condivisione: musica, teatro, cinema, fotografia, gioco, pittura nutrivano anche i momenti più difficili di un quotidiano non sempre facile. Alla fine degli anni Cinquanta, Giulio troverà nella casa di famiglia, la palazzina rosa nel borgo, in via don Minzoni 49, il luogo dove tornare sempre dopo i tanti viaggi intrapresi con Terza; nel 1965 inizia la frequentazione con i luoghi della Jugoslavia, Mostar, Počitelj, Erzegovina, Dubrovnik grazie all’amicizia e intelligenza di Iço Moutevelich, e che tuttora è viva attraverso la moglie Ranka. Dall’Asia alla Russia, dal nord Europa all’Africa alla Spagna, Turci ingloba e non discrimina, osserva, fotografa con la sua Leica, sintetizza e riconsegna con sentimenti e respiri sempre nuovi. Oggi la “Casa della Memoria”, attiva da oltre 6 anni, rivela la breve vicenda umana e artistica di Giulio (3 febbraio 1978). Custode fino al 2017 ne è stata Terza, moglie e musa che Giulio ha così spesso rappresentato nelle sue opere.
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:31