Descrizione
Buongiorno a tutte e a tutti, grazie per essere qui a ricordare insieme a noi Rino Molari e l’eccidio di Fossoli, dove il 12 luglio 1944 vennero fucilate 67 persone arrestate per la loro opposizione al nazifascismo.
Ricordare oggi questa strage e queste vite non ha soltanto un significato simbolico e valoriale. Deve essere anche un invito a mantenere alta l’attenzione, come dimostrano le cronache di queste ultime settimane.
È di questa settimana la notizia dell’uccisione di una donna durante una convention politica sull’isola di Gotland, in Svezia. La donna, 60 anni, è stata accoltellata da un uomo sulla trentina, subito fermato dalla polizia.
Per il momento le autorità non hanno lasciato trapelare altre informazioni, dal momento che le indagini sono ancora in corso. Ma diversi quotidiani svedesi hanno sottolineato i legami dell’uomo con il gruppo neonazista Nordic Resistance Movement.
Il fatto che l’omicidio sia avvenuto nel corso di un evento politico e nella cornice di un democratico Paese scandinavo, tra l’altro, a me ha riportato subito alla mente la strage di Utoya, 69 morti il 22 luglio 2011 nella vicina Norvegia.
Ma non serve andare così lontano nel tempo e nello spazio per trovare le tracce, neanche troppo sotterranee, di un’estrema destra che cerca di rimettersi all’opera per colpire con la violenza i suoi obiettivi.
A inizio giugno, la Questura di Latina ha arrestato due ragazzi, appena ventenni, che inneggiavano al fascismo e al nazismo sui social, si erano resi protagonisti di minacce alle forze dell’ordine e proseliti tra i più giovani, ma soprattutto avevano fabbricato un ordigno artigianale che tenevano in casa.
“Ideologia suprematista”, “volontà di creare un gruppo nazifascista” sul territorio, “vocazione violenta” e “attuazione di azioni eclatanti”, “al momento solo ideologica anche se il possesso dell'ordigno non faceva ritenere del tutto remota” l’eventualità di un passaggio all’azione.
Da queste parole si intuisce la pericolosità sociale e materiale di questi gruppi, che hanno come primo obiettivo ideologico il sovvertimento dell’ordine democratico costituito.
Lo dimostra la scelta di minacciare prima di tutto le forze dell’ordine, che colgo l’occasione per ringraziare, nella loro funzione di presidio delle istituzioni democratiche da questo genere di attacchi.
Ma è chiaro che la difesa delle istituzioni non può essere garantita dalle sole forze dell’ordine. Anche perché non possiamo permetterci di aspettare che queste persone siano pronte ad agire per intervenire.
La nostra opera, quella di tutti coloro che hanno a cuore la salute democratica delle istituzioni e della società, deve essere prima di tutto preventiva, basata su una solida attività di divulgazione e presa di consapevolezza a livello sociale e culturale.
Per questo lavoro, sul territorio di Santarcangelo, è fondamentale il ruolo del Comitato cittadino antifascista, che ogni anno propone progetti e iniziative alle scuole, organizza momenti di commemorazione come questo, promuove la conoscenza della storia e la continuità della memoria.
Un’attività che nasce già all’indomani della guerra, in continuità con quella del Comitato di liberazione nazionale santarcangiolese, e che è proseguita nei decenni come dimostra questa lapide, collocata sulla casa natale di Rino Molari più di trent’anni fa.
Oggi, oltre che dal Comune, il Comitato è animato dall’Anpi, dalle associazioni combattentistiche, dalle forze politiche locali e dalle numerose realtà che lavorano insieme a noi per la memoria.
Ci tengo a ringraziarle tutte, in particolare l’Anpi che è al nostro fianco anche per ribadire che la nostra attenzione nei confronti dei movimenti neofascisti e neonazisti rimane massima, specialmente oggi.
Nell’anno che vedrà l’infausta ricorrenza dei cento anni dalla marcia su Roma, l’evento che diede avvio al ventennio fascista, difendere il perimetro della democrazia diventa un’esigenza ancora più urgente e attuale, anche nei confronti di azioni simboliche che non devono comunque essere tollerate.
Non è retorico dire che i morti di Fossoli ci chiamano di fronte alla nostra responsabilità, che anche e soprattutto a loro dobbiamo un’attenzione e un lavoro quotidiani per impedire che si creino condizioni come quelle di allora, anche nel lungo periodo.
È decisamente il minimo che possiamo fare per tutti loro, e in particolare per il nostro concittadino Rino Molari: tenere gli occhi aperti, vigilare e agire per impedire che possa tornare, sotto qualunque forma, quello che 78 anni fa si è preso le loro vite.
Grazie.
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:37