Descrizione
La pandemia trasforma ma non arresta Futuro Fantastico, il cinquantennale di Santarcangelo Festival 2020, la più longeva manifestazione italiana dedicata alle arti della scena contemporanea.
Disegnato dalla direzione artistica di Motus, confermata anche per l’anno 2021, il progetto culturale Santarcangelo Festival sarà lungo 12 mesi, in 3 atti: dal 15 al 19 luglio 2020; inverno ‘20/’21; luglio 2021.
La pandemia di COVID-19 che in questi mesi sta sconvolgendo le esistenze di tutta la popolazione mondiale e sta impattando drammaticamente sulle attività dello spettacolo dal vivo internazionale, impone un radicale cambiamento anche alla cinquantesima edizione di Santarcangelo Festival, la più longeva manifestazione italiana dedicata alle arti della scena contemporanea, uno dei più prestigiosi e innovativi appuntamenti europei nell’ambito del teatro e della danza.
Nato nel 1971 a Santarcangelo di Romagna (RN), da una strettissima relazione tra Città e progettualità artistica, Santarcangelo Festival è da sempre all’avanguardia nel portare avanti la riflessione sul rapporto tra arte e dimensione pubblica, tanto nell’approccio agli spazi fisici quanto nelle traiettorie di ricerca artistica. E se la pandemia in atto da un lato mette a dura prova questa vocazione (specialmente nella sua dimensione internazionale), dall’altro rappresenta anche un'opportunità per riaffermare l’identità del Festival, fortemente legata all’uso dello spazio pubblico e al rapporto con il territorio.
Sapete perché il Festival è durato 40 anni? – disse Piero Patino, primo direttore artistico di Santarcangelo Festival, in un’intervista del 2010 – E sapete perché durerà di più? Perché fin dall’inizio c’è stata un’idea: quella di fare teatro in mezzo alla gente e per la gente. Non per farla divertire ma per farla pensare.
L’edizione 2020 disegnata nei mesi scorsi dalla direzione artistica di Motus, era stata infatti concepita come fortemente orientata all’uso degli spazi pubblici, in particolare con il progetto Marea; e il claim Futuro Fantastico, mutuato da un racconto di Isaac Asimov (di cui nel 2020 ricorrono anche i 100 anni della nascita), sposta lo sguardo dai cinquant’anni trascorsi per lanciarlo su quelli futuri, senza rinunciare a visioni utopiche. È nata così l’idea di Santarcangelo Festival 2050: combinazione che unendo l’anno 2020 e 50 anni di storia restituisce l’intento di aprire orizzonti e guardare lontano.
Ora, a causa dell’emergenza che ci si trova a fronteggiare, Santarcangelo Festival 2050 si trasforma di nuovo, e presenta un progetto culturale lungo 12 mesi, che si dispiega tra luglio 2020 e luglio 2021. Data l’impossibilità quest’anno di realizzare appieno il programma artistico così come era stato concepito, il Consiglio di Amministrazione di Santarcangelo dei Teatri ha confermato fino al 2021 l’impegno di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, rimandando al triennio 2022/’24 l’incarico della nuova direzione.
Il cinquantennale pandemico che Santarcangelo Festival 2050 si appresta a celebrare sarà dunque un viaggio in tre atti lungo un anno.
ATTO I - DAL 15 AL 19 LUGLIO 2020
Se non saranno introdotte nelle prossime settimane categoriche misure restrittive in merito agli eventi pubblici open-air di quest’estate, che ne impediscano a qualunque condizione lo svolgimento, il primo atto di Santarcangelo Festival 2050 si terrà dal 15 al 19 di luglio 2020 e occuperà come e quanto possibile lo spazio pubblico, invitando gli artisti coinvolti a ripensare le proprie opere in funzione delle nuove modalità di fruizione. In alcuni luoghi all’aperto della città, dalla radura di Imbosco all’Area Campana, da Piazza Ganganelli allo Sferisterio, il Festival presenterà creazioni con formati e contenuti inediti, capaci di restituire la complessità del presente, la densità del passato e l’opacità del futuro, attraverso linguaggi e modalità di accesso inclusivi.
Il Festival è in dialogo con molte artiste e artisti italiani, tra i quali alcuni già impegnati in progetti partecipativi e di coinvolgimento della cittadinanza locale, per verificare l'adattabilità delle opere a questa mutata dimensione scenica. “Non sarà un Festival on-line: la sfida è implementare strategie per permettere l’incontro fra artisti e pubblico, in sicurezza, utilizzando a pieno le meravigliose potenzialità che offrono i grandi spazi aperti di Santarcangelo” spiega Daniela Nicolò. Alla fruizione dal vivo, che sarà fortemente limitata nei numeri per rispondere alle direttive, verranno poi combinate soluzioni per assistere in differita ad alcuni degli appuntamenti e accedere a contenuti aggiuntivi, grazie alla creazione di un palinsesto ospitato da canali televisivi e piattaforme di streaming già attivi.
ATTO II - INVERNO ‘20/’21
Il secondo atto di Santarcangelo Festival 2050 - Winter is coming si terrà nell’inverno 2020/’21 negli spazi del rinnovato Teatro Il Lavatoio (i cui lavori di ristrutturazione è previsto si concludano entro fine luglio) e ospiterà le nuove creazioni in maggior parte di registe e coreografe italiane emergenti, con cui il dialogo era già stato avviato e che saranno invitate in residenza artistica nei prossimi mesi. Il Festival non rinuncia ad essere propagatore di novità e anzi desidera rilanciare il proprio ruolo di scoperta e valorizzazione dei talenti e delle eccellenze della scena nazionale, che mai come in questo momento non possono essere abbandonati alle cieche logiche del mercato teatrale ma necessitano di sostegno economico, accompagnamento e promozione.
ATTO III - LUGLIO 2021
Il terzo atto si terrà a luglio 2021, momento nel quale il Festival potrà recuperare la propria dimensione internazionale e invitare a Santarcangelo alcune delle più interessanti creazioni del panorama mondiale delle performing arts. I progetti che nell’estate 2020 non potranno essere realizzati, verranno posticipati in questa ultima tappa 2021 del cinquantennale, con inevitabili trasformazioni e riadattamenti. “Le artiste e gli artisti che abbiamo coinvolto sono figure radicali della scena, che abbiamo invitato anche per la sensibilità e prontezza nel rendere le loro opere fotosensibili e reattive ai mutamenti più inimmaginabili del quotidiano” spiega Enrico Casagrande.
Fra le tante proposte, ci saranno progetti complessi, come ad esempio lo speciale focus dedicato all’opera di Lia Rodrigues e ad altri artisti provenienti dal Sud America; il progetto di live cinema che coinvolge diversi registi internazionali; la piattaforma A School with a view dedicata alle esperienze di formazione in ambito performativo, che vede da mesi coinvolte in un dialogo serrato alcune delle più importanti istituzioni artistiche internazionali: Haute École La Manufacture di Losanna – Svizzera, DAS Theatre di Amsterdam – Olanda, Kask di Gand – Belgio, Prague Performing Arts Academy – Repubblica Ceca, Corso di Laurea Magistrale in Teatro e Arti Performative Iuav di Venezia – Master in arti performative e spazi comunitari, PACS / Palaexpo Roma, ATW Gießen Institut – Germania.
Le linee guida del programma di Santarcangelo Festival 2050 così come era stato disegnato prima della pandemia, verranno pubblicate a giugno nel catalogo, unitamente al calendario completo della nuova edizione 2020.
Daniela Nicolò & Enrico Casagrande intervengono così in merito a Santarcangelo Festival 2050*:
Immaginiamo veder scorrere, come nell’avanzamento veloce di un vecchio VHS, frammenti di ciò che è accaduto in piazza Ganganelli dal 1970 a oggi, per arrivare al paesaggio-festival 2020: cosa appare?
Con questa domanda aprivamo nel gennaio 2019 il nostro primo breve intervento sul Festival che avremmo diretto nel luglio 2020… Poi tanto lavoro si è succeduto, sino alla chiusura del programma poco prima dell’esplosione della bomba virus e della cristallizzazione di tutto il progetto, nell’ambra del momento, appunto. A 10 anni dalla nostra direzione artistica, che tutta sulla “rappresentazione del reale” verteva, proviamo a ripartire trasformando la domanda, che dal tradurre la realtà prova a intercettare visioni e strategie per affrontare futuri possibili, anche se inabissati nel “pandemico sciame digitale”. Un’archeologia inversa che rinviene il futuro nel presente.
Attraversando le tematiche di Santarcangelo 2050, che tanto sugli slittamenti temporali insisteva, decidiamo di non annullare né posticipare ma dilatare il Festival, con una prima azione estiva per tornare ad abitare lo spazio pubblico: un progetto pilota che parte dalle norme di distanziazione per inventare altre modalità di stare insieme, a un metro (o più) di distanza.
Tutto il Festival sarà atto performativo, un set cinematografico esploso, dove cittadini e cittadine, performer, tecnici, cuochi, negozianti, amministratori… saranno attori di un gigante film post- apocalittico: a Santarcangelo si può, immaginando la Piazza, lo Sferisterio, il parco di Imbosco come nuovi palcoscenici naturali. Con la casa di produzione cinematografica Dugong pensiamo a una debita documentazione di questa performance collettiva di cinque giorni. Data l’unicità dell’intero processo di ripensamento del Festival sarà un documentario sulla capacità adattiva dell’immaginazione.
Proprio in questo tragico momento è necessario attrezzarsi per “sopravvivere su un pianeta infetto” come scrive Donna Haraway, nel suo libro “Staying with the Trouble”, che si apre con la citazione “Pensare, pensare, dobbiamo” di Isabel Stengers e Vinciane Despret. Anche se il clima “dopo la tempesta” sarà all’esatto opposto del “futuro fantastico” preconizzato da Asimov, non dobbiamo smettere di pensare, macchinare e inevitabilmente sognare: la crisi climatica, economica, politica è sempre una crisi di immaginazione.
Questa edizione d’emergenza la intendiamo etimologicamente come “atto dell’emergere; ciò che emerge. In botanica, protuberanza della superficie del fusto o delle foglie e organi omologhi (di forma e funzione diverse secondo la specie), che può originarsi non solo dall’epidermide, ma anche dai tessuti sottostanti, come, per es., gli aculei delle rose e dei rovi, i peli ghiandolari di alcune piante carnivore...” e qui torniamo alle metafore vegetali che tanto ci sono care e utili a immaginare questa rifioritura calmierata della performance dal vivo, fra rovi e piante carnivore.
Sarà una operazione possibile solo con la collaborazione della cittadinanza tutta, un gesto comune anche per far ripartire la vita mutata e le disastrate attività commerciali saldamente legate alle tante proposte culturali che Santarcangelo ha sempre offerto. Sarà un Festival abitato soprattutto da artiste e artisti italiani, ma il localismo non ci spaventa, quando si riparte è necessario prima di tutto guardarsi in faccia e contare sulle alleanze di lunga data, sui legami di fiducia e gli impegni solidali. È anzi occasione imprescindibile per spostare il fuoco sul nostro paesaggio teatrale martoriato dal lockdown e dalle discrepanze dei sussidi. A partire da inevitabili riflessioni di natura sindacale, vogliamo spingerci su questo fronte ibrido fra presenza reale nello spazio pubblico e traduzione digitale, perché dopo tanti brillanti tentativi lanciati dal mondo culturale, come il proliferare delle radio, degli streaming, dei progetti online, sentiamo necessario tornare con i corpi nello spazio, per accendere quelle sinergie che solo l’arte può incendiare quando si crea l'innesco fatidico fra chi vede e chi agisce.
Chi pensa che un festival sia un orpello o lusso o puro intrattenimento non necessario in tempi di crisi, commette un errore immane, verso sé stesso e verso le generazioni a venire. Occorre rilanciare e non rinunciare, rallentare debitamente le pressioni produttive, lavorare in estrema economia e rispetto dell’ambiente, che si è così evidentemente ribellato verso la nostra corsa cieca all’accumulo… ma cercare di andare oltre la rivendicazione del necessario per mantenere viva l’adrenalina dell’intelligenza. È vero c’è una percentuale altissima di popolazione che ancor più dopo questa crisi vive al di sotto della soglia di povertà, e questa situazione va posta in cima alla lista delle urgenze: ma un festival può anche essere bacino catalizzatore di risorse economiche per sostenere aree più fragili del sociale, e in questa edizione sarà una delle principali finalità. Sarà comunque un Festival modulato per essere accessibile a tutte e tutti, anche chi non ha i supporti tecnologici per seguirne alcune sezioni, che inevitabilmente saranno in live-streaming. Vorremmo utilizzare un canale televisivo dedicato, per disegnare un palinsesto virale che incroci magicamente cinema, teatro e televisione, accogliendo anche interventi da artiste, artisti e teorici della scena internazionale con cui eravamo in dialogo. Volgiamoci indietro, alla bella televisione delle origini, agli affondi senza salotti e battibecchi, alle lunghe dirette senza commentari superflui…
Un festival è anche una festa e un rito sensuale e comunitario, che immunizza dalle paure e facilita le relazioni inceppate dal tempo, un festival produce ossigeno, e accende fuochi immaginativi ed emozionali, è catartico e costruttivo. Un festival immateriale e che si fonda sull’effimero di eventi volatili e perituri, crea comunque indotto, economia, lavoro. Nasce a sua volta da tanto lavoro di organizzatrici, tecniche e tecnici, volontarie e volontari, artiste e artisti: categorie fragili del sistema culturale senza supporti stabili, che vivono nella perenne incertitudine del domani, ma che fanno di questa immaterialità la ricchezza più potente, per affacciarsi con agilità, da veri “atleti del cuore” al futuro più temibile. Apriamo le danze dunque, anche se la nave affonda… E citiamo qui in chiusura un frammento da un testo che ci è stato donato da un gruppo teatrale della regione, Quotidianacom, per il nostro Dream Suq:
Trasmettere una idea di inizio. Nel futuro fantastico gli esseri umani potranno stare vicini uno all'altro senza che questa condizione comporti sofferenze profonde, tanto da preferire la solitudine e negarsi alla fratellanza. Nel futuro fantastico gli anziani potranno correre come lepri, per il loro puro piacere.
Il sogno annienta la retorica.
Il sogno genera salvezza.
Daniela Nicolò e Enrico Casagrande / Motus
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:24