Appello della sindaca Alice Parma per la tutela dei lavoratori dello spettacolo

Garanzie e prospettive certe per un settore che più degli altri ha risentito dell’emergenza Coronavirus

Data :

20 aprile 2020

Municipium

Descrizione

Dopo circa due mesi dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, da più parti negli ultimi giorni si inizia a parlare della cosiddetta “fase 2”. Ancora non possiamo dirci usciti dalla crisi, il nostro sistema sanitario resta un presidio da tutelare con attenzione, così come la salute dei cittadini. Ma ritengo più che giusto, come ho già avuto modo di evidenziare nelle scorse settimane, iniziare un percorso che possa garantirci una pronta ripartenza non appena possibile. Una progettazione che possa far guardare al futuro con speranza e ottimismo. È proprio agli albori di questa nuova fase che ritengo di fare una riflessione, un appello, rispetto a una delle categorie che oggi si trova in un momento di profonda incertezza, spesso addirittura senza adeguate garanzie per la semplice sopravvivenza: i lavoratori dello spettacolo, settore maggiormente colpito e meno tutelato dall’emergenza Coronavirus.

Non solo artisti, musicisti, attori, ma anche tecnici specializzati e tutti gli operatori il cui lavoro ruota intorno al mondo dello spettacolo – dalla musica dal vivo al teatro, dal cinema agli eventi culturali – sono stati i primi a doversi fermare in virtù delle disposizioni per il contrasto alla diffusione del Covid-19. Se gran parte dei lavoratori degli altri settori ha ricevuto forme di sostegno al reddito – non esaustive ma sicuramente molto utili per cominciare a superare questo momento di crisi – non si può dire lo stesso per gli operatori dello spettacolo: a causa dell’eterogeneità dei contratti e delle tipologie di lavoro, in tanti non hanno potuto usufruire, ad esempio, dei 600 euro erogati dall’Inps.

Abbiamo sentito spesso dire che con la “cultura non si mangia”, abbiamo spesso sentito associare lo spettacolo a un’idea di sfarzosità superflua di lustrini e pailettes. Oltre a essere fortemente contraria a queste affermazioni già in linea di principio – prima di tutto perché la cultura e lo spettacolo non si possono misurare solo in termini di valore economico – ritengo sia necessario, soprattutto in questo momento, andare oltre le facili scorciatoie di chi considera questi settori come orpelli superflui da accantonare in un angolo in virtù di una crisi complessiva. Il settore dello spettacolo è fonte di sostentamento per tantissime famiglie, che oggi è messo a repentaglio. Si tratta di operatori che devono categoricamente avere pari dignità e pari tutele rispetto a qualsiasi altro lavoratore: perché dietro il settore dello spettacolo ci sono anni di studio, sacrifici, progetti e famiglie intere lasciate assolutamente senza alcuna prospettiva, senza un dignitoso trattamento economico e previdenziale. Quella che si sta configurando, quindi, è una marcata disuguaglianza sociale: se il nostro obiettivo è ripartire senza lasciare indietro nessuno, occorrono misure che possano proteggere adeguatamente anche queste categorie e dar loro prospettive certe per il futuro.

Ciò che però tengo a sottolineare con maggior forza è che non stiamo parlando di un orpello, una sovrastruttura, che può essere tutelato e valorizzato solo dopo aver dato risposte al sistema economico. Il settore dello spettacolo, così come quello della cultura, è parte integrante e fondamentale del tessuto economico italiano, e assume maggior rilievo in un territorio a vocazione turistica e culturale come quello della Romagna e della città di Santarcangelo. In poche parole, tutelare il settore dello spettacolo significa tutelare una fetta importante della nostra economia.

Nel 2019 a Santarcangelo – porto ad esempio la realtà che indubbiamente conosco meglio ma che rende bene l’idea dell’economia di scala – abbiamo registrato oltre 17mila turisti e 31mila pernottamenti, la metà dei quali tra maggio e agosto, dove si concentrano i più frequentati eventi estivi della città. Parliamo di numeri che hanno una importantissima ricaduta positiva nell’economia del territorio – linfa vitale per il settore alberghiero, la ristorazione, il commercio ma anche l’agricoltura e le imprese in generale – che ci giungono dal comparto turistico ma che non sono dovuti solo al fatto che Santarcangelo è una città con un prezioso patrimonio storico, culturale e naturale. Questi numeri derivano dal fatto che abbiamo affiancato questo patrimonio con iniziative culturali e di spettacolo di grande spessore: da Santarcangelo Festival ai concerti nelle piazze, nei borghi e nelle contrade, dalle rassegne di poesia dialettale a quelle del cinema indipendente, passando anche per l’enogastronomia e le fiere tradizionali. I contenuti ci sono grazie a uno sforzo immane, spesso invisibile e non percepito, che va dal lavoro dei tecnici specializzati agli anni di studio degli attori e dei musicisti, dalla ricerca delle migliori proposte al grande impegno degli organizzatori di eventi.

Finora ho parlato della necessità di garantire dignità e tutela agli operatori dello spettacolo e del valore che quest’ultimo riveste nell’intero tessuto economico. Ma c’è un altro motivo per cui dobbiamo trovare soluzioni adeguate a non far morire questo settore: il forte rischio di impoverimento culturale.

Un rischio che forse è meno percepibile, ma non meno importante degli altri. Cosa sarebbe, per esempio, di una città come Santarcangelo senza piazze in cui stare insieme a ritmo di musica, senza spettacoli, performance sulle quali magari anche discutere? Santarcangelo sarebbe sicuramente una città più povera e non avrebbe la bellissima storia che porta con sé e che noi siamo chiamati a tutelare e garantire. E questo discorso, ovviamente, si può riproporre in maniera pressoché identica su scala regionale e nazionale.

Oggi riduciamo questo rischio di impoverimento con la campagna #laculturanonsiferma, che propone o ripropone spettacoli, concerti, letture. Si tratta senz’altro di un’iniziativa lodevole e positiva, che ci permette anche in questo periodo di poter disporre di contenuti di qualità e che, mi auguro, possa diventare anche un primo approccio per chi non era abituato a fruire tali proposte. Ma questa forma di cultura e spettacolo a distanza non dovrà mai sostituirsi al contatto e a un’esperienza diretta – pur sempre con modalità adeguate al tempo in cui ci troviamo – fatta di spettacoli nei teatri, di musica dal vivo, di performance nelle piazze, di proiezioni cinematografiche. Sicuramente la tecnologia sarà importante anche nella fase 2: ben vengano quindi, i finanziamenti che vanno in questa direzione e la proposta di una piattaforma a pagamento con le proposte culturali e di spettacolo. Ma queste non possono che essere alternative a una cultura e uno spettacolo dal vivo, che sono fatte anche di night life e turismo, di cinema e teatri, luoghi e momenti di socialità e condivisione delle esperienze. Perché guardare e ascoltare un’opera in prima persona, potersi confrontare faccia a faccia con l’arte è un valore assolutamente inestimabile.

Inoltre, fornire oggi risposte dettate dallo stato di emergenza porta a individuare soluzioni temporanee, dando loro una forma di proposta stabile che impedisce di immaginare altre forme via via più adatte e proponibili man mano che la situazione evolverà.

Proprio alle porte della fase 2 di questa emergenza, all’hashtag #laculturanonsiferma è bene affiancarne uno diverso, che dia il senso di come dobbiamo ripartire e di cosa vogliamo: #ripartiamodalfuturo, simbolo di un’esperienza, un contatto, un modo di vivere la cultura e lo spettacolo di cui sentiamo la necessità e, quindi, la mancanza, immaginando forme e soluzioni che lo riportino là dove viene a mancare: nei luoghi, vicino alle persone, sperimentando nuovi modi di stare assieme che ci permettano di riprendere il controllo del contatto sociale in sicurezza.

Lo spazio pubblico, infatti, può essere uno spazio di possibilità invece che di proprietà, uno spazio di ripresa dove innovazione e sperimentazione necessarie alla nuova fase possono partire dall’arte.

L’hashtag #ripartiamodalfuturo vuole anche affermare come, nonostante le tante iniziative assolutamente positive, in questo momento il settore sia completamente in stallo e privo di prospettive. Solo per parlare di ciò che ci è più vicino, è di qualche giorno fa la notizia della cancellazione dell’edizione 2020 del Festival degli Artisti in Piazza di Pennabilli, mentre ancora, alle porte dell’estate, non siamo in grado di prevedere cosa sarà dei prossimi appuntamenti della riviera e della nostra città. Primo fra tutti Santarcangelo Festival, che quest’anno si preparava a festeggiare il cinquantenario con uno speciale calendario ormai messo in seria discussione.

È per tutte queste ragioni che, pur cogliendo i primi passi rassicuranti da parte del Ministro Dario Franceschini, lo esorto a predisporre quanto prima non solo tutte le misure necessarie a garantire la massima tutela economica e previdenziale per i lavoratori dello spettacolo, ma, soprattutto, a impostare un programma per il rilancio di queste attività così da garantire prospettive certe a un settore profondamente colpito da questa emergenza e che più di tutti oggi naviga nell’incertezza. Perché dobbiamo #ripartiredalfuturo immaginandolo assieme.

Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:26

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