Presidio in memoria di Lorena Vezzosi

Il discorso del sindaco Filippo Sacchetti

Data :

18 luglio 2024

Municipium

Descrizione

Ringrazio tutte e tutti voi per essere qui. Ringrazio i santarcangiolesi che sono scesi in piazza, sua eccellenza il vescovo monsignor Nicolò Anselmi, le forze dell’ordine che hanno aderito, le associazioni e i movimenti che si battono perché questo sia un mondo più giusto, più rispettoso.

Ci ritroviamo con il cuore pesante dopo tutto quello che è successo, dopo aver appreso senza poter far nulla della morte di Lorena Vezzosi, della tragedia che ha colpito la sua famiglia e tutta la comunità di Santarcangelo.

Un femminicidio è qualcosa che scava a fondo nelle nostre coscienze e io, da sindaco, ho cercato di avvicinarmi a questa tragedia con tutta l’attenzione e il massimo rispetto possibile, preparandomi una traccia che leggerò e che vorrei restasse.

Dopo dieci anni in cui Alice Parma, Pamela Fussi, sindaca e vicesindaca, con massima attenzione e profondità hanno presidiato un ambito così vitale e delicato come quello delle pari opportunità, ora insieme ad Angela Garattoni – la nuova assessora delegata – ci troviamo di fronte a una tragedia senza precedenti. Inedita per Santarcangelo, ma non purtroppo per le cronache di questa nostra Italia.

Un fatto così tragico getta un’ombra scura sull’intera città di Santarcangelo, che forse si riteneva immune da avvenimenti così gravi: la nostra responsabilità ora è quella di trovare la forza per unire una comunità e reagire, nella consapevolezza che siamo di fronte a un fenomeno che va combattuto insieme, donne e uomini, contro ogni forma di violenza e discriminazione.

I dati sui femminicidi li conoscete tutti, perché trovano tristemente spazio ormai quotidianamente nelle cronache, ma vale la pena citarne un paio per avere un ordine di grandezza.

Nel primo semestre del 2024, in Italia, sono state uccise 49 donne, di cui 44 in ambito familiare. Pensate che in appena due settimane questo dato è già cambiato al rialzo: al 15 luglio le vittime sono 55, di cui 49 uccise in ambito familiare.

Un femminicidio ogni tre giorni e mezzo. Questa è la situazione italiana. E noi, come Santarcangelo, come collettività e come istituzione pubblica, cosa facciamo per farci carico di questo drammatico problema?

Come comunità dobbiamo senz’altro attivarci in una reazione collettiva come quella di stasera, perché il femmicidio di Lorena è una tragedia che riguarda tutti: per questo non dobbiamo voltarci dall’altra parte, ora più che mai.

Lorena è ognuno di noi, è la vita fragile, la coscienza che non deve restare chiusa in una casa, rispetto ai rischi che ogni giorno, anche altre donne corrono. Lorena è una donna di Santarcangelo.

La nostra reazione deve diventare la dimostrazione che la comunità è aperta, presente e pronta ad aiutare tutte le donne vittime di violenza in ogni sua forma, proteggendole dal pericolo e aiutandole nel momento della necessità.

Se è vero il detto che “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” è altrettanto vero e importante che il “villaggio” sia un salvagente nei momenti di fragilità di qualsiasi suo componente.

E oggi, questo nostro villaggio deve farsi in qualche modo carico anche di chi resta, di questi due ragazzi, figli improvvisamente diventati orfani, che se anche in questo momento sono lontani da qui, qui risiedono e devono sentire alta la nostra presenza, la nostra vicinanza, la forte convinzione che non ci dimenticheremo di loro.

Alla reazione collettiva deve seguire anche quella delle istituzioni: come Amministrazione comunale siamo chiamati a irrobustire la rete dei servizi, soprattutto in sinergia con Rompi il Silenzio, che non finiremo mai di ringraziare. Con loro abbiamo aperto uno Sportello antiviolenza, poi diventato un vero e proprio Centro, che tra 2020 e 2023 ha accolto quasi 200 donne.

Sarebbe però necessario anche rivedere e rinforzare le leggi nazionali che disciplinano le azioni di contrasto alla violenza, dando priorità al sistema di prevenzione e tutela, soprattutto nei confronti delle donne che sono in quella zona grigia in cui è veramente difficile agire, e che spesso, purtroppo, vede le stesse vittime non consapevoli del rischio di un’escalation di violenza.

La prevenzione di ogni forma di violenza è fondamentale per non arrivare alle estreme conseguenze. Ma la violenza di genere si combatte anche con la cultura, con eventi che ci invitano a riflettere come quelli di Votes for Women, ma soprattutto su un piano culturale più ampio, che riguarda l’intera società.

La battaglia culturale è tremendamente necessaria perché affrontare soltanto la violenza fisica o il femminicidio non basta, il più delle volte vuol dire arrivare quando le tragedie sono già accadute.

La cultura, del resto, è in grado di comprendere a fondo le dinamiche che determinano queste circostanze: lo ha dimostrato tra le altre Donatella di Pietrantonio vincendo il Premio Strega nel 2024 con il romanzo “L’età fragile”, che racconta la devastazione di vite, famiglie e comunità causata da un femminicidio.

La scrittrice ha infatti così commentato la vittoria del premio: “Prometto che userò la mia voce scritta e orale in difesa di diritti per cui la mia generazione di donne ha molto lottato, e che oggi mi ritrovo a verificare non più scontati”.

E ancora senza retorica, credo che la piazza, la comunità e la cultura possano contribuire a migliorare e condizionare la coscienza collettiva e sociale di ognuno di noi, e proprio da questa pedana da cui vi parlo, il giorno in cui si accertava l’omicidio di Lorena, è iniziato il Santarcangelo festival. Un movimento culturale che per sua vocazione indaga e sollecita anche le nostre fragilità collettive.

Il titolo dato quest’anno era appunto “While we are here”. Che tradotto significa: "Mentre noi siamo qui".

 Ecco credo che dovremmo custodirne il senso. Mentre noi siamo qui, impegnati a vivere, ricordiamoci di chi può avere bisogno, teniamo un orecchio teso verso una richiesta di aiuto, sollecitiamo a un passo avanti verso le istituzioni e le forze dell’ordine, diamo un sostegno a superare quella che si può pensare essere una vergogna, o a identificare un rischio.

Mentre noi siamo qui, impegniamoci a spiegare in ogni luogo che la violenza non è mai la soluzione a nessun problema, che la prevaricazione fisica o morale è un atto barbaro e spregevole. Mentre noi siamo qui impariamo a vivere nel rispetto delle persone, che sono tutte uguali nella ricerca di una vita più felice.

Mentre noi siamo qui, se sappiamo che c’è qualcosa che non va, non voltiamoci dall’altra parte. Ma combattiamo. Avremo comunque sempre fatto qualcosa di giusto.

Grazie a tutte e a tutti, passo ora la parola a Roberta Calderisi, presidente di Rompi il Silenzio, che ringrazio per essere qui con noi.

Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:52

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito?
1/2
Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?
1/2
Vuoi aggiungere altri dettagli?
2/2
Inserire massimo 200 caratteri
È necessario verificare che tu non sia un robot