Descrizione
Si è concluso poco fa il saluto di fine anno della sindaca Alice Parma alla città, che l’Amministrazione comunale ha voluto dedicare a Mattia Sberlati, aprendo la serata con la lettura di una selezione delle sue poesie dal libro “Sette paia di jeans” a cura di Annalisa Teodorani. Di fronte a oltre 200 persone, nella sala consiliare “Maria Cristina Garattoni” la sindaca Alice Parma ha quindi pronunciato il suo discorso di apertura.
Quello che è successo a Mattia ha scosso la nostra comunità quanto e più di quello che accade nel mondo intorno a noi. Siamo, ancora una volta, in un periodo difficile della nostra storia. Dopo la pandemia, tutti speravamo di poter ripartire senza ostacoli, anche grazie allo straordinario impegno finanziario e progettuale del PNRR. E invece è presto arrivata una successiva, importante, battuta d’arresto: la guerra in Ucraina, la crisi energetica, problemi enormi che hanno ancora una volta zavorrato la nostra volontà di ripartenza.
Di fronte a questioni di questa portata può venire spontaneo chiedersi cosa può fare una piccola realtà come Santarcangelo, come può reagire alla paura, alle difficoltà, alle preoccupazioni. La prima risposta, immediata, è: restando unita. Lo abbiamo detto tante volte: nessuno deve rimanere indietro, e credo che il bilancio di previsione approvato ieri sera vada esattamente in questa direzione. Servizi alla persona rafforzati, come gli aiuti alle famiglie più fragili, mentre le tasse restano invariate e non rinunciamo ai progetti per il nostro territorio – realizzati anche grazie ai fondi Pnrr – dalla mobilità sostenibile alla rigenerazione urbana.
Ma la verità, passatemi l’espressione, è che stiamo correndo come matti per portare a casa tutti questi obiettivi, in una condizione complessa che alza di molto il margine di errore. Una condizione, sia ben chiaro, che non riguarda solo l’amministrazione pubblica, ma tutti quanti: cittadini, lavoratori, imprese, tutti impegnati in uno sforzo collettivo per traghettare la società fuori da questo momento difficile. Da questo punto di vista, un altro messaggio che vorrei lanciare questa sera è quello di sostenerci a vicenda, non in modo astratto come principio generale, ma proprio nella quotidianità concreta di tutti i giorni.
Proviamo ad avere pazienza se un ufficio pubblico non ci risponde nel giro di un attimo, se in una farmacia non troviamo quello che ci serve, se ci capita di incontrare una persona nervosa. Ci troviamo tutti a vivere un momento complicato, in cui ognuno può e deve fare la propria parte per dare il massimo, sforzandosi di essere comprensivo quando la persona che gli sta accanto per qualche motivo non ci riesce. Non tutto è dovuto e niente va dato per scontato, specialmente in momenti come questo in cui assistiamo ovunque a tagli di servizi, chiusure di attività, difficoltà familiari e relazionali.
Anche le piccole conquiste vanno apprezzate: questa sera per esempio ci ritroviamo in presenza dopo qualche anno, torniamo a condividere un momento di festa collettiva che personalmente mi era mancato molto. Piccoli segnali come questo sono la prova che, restando uniti, ce la faremo. Ce la faremo perché se le famiglie fanno fatica a pagare le bollette, le aiuteremo attraverso i nostri Servizi sociali, sempre più flessibili e adatti a far fronte a nuove necessità in tempi di cambiamento. Ce la faremo perché anche se le imprese sono in difficoltà, sanno di poter contare su un tessuto economico vivace, resiliente, e su un’Amministrazione che le sostiene con tutti gli strumenti a disposizione.
L’incertezza sul futuro è tanta, anche nel pubblico: bandi e concorsi vanno deserti, le forze sono poche, ma le prospettive sono buone: nei prossimi anni vedremo sul territorio opere pubbliche per 20 milioni di euro grazie ai finanziamenti Pnrr e agli accordi del Poc. Ci sarà da correre per continuare a tenere questo ritmo, e a farlo dovremo essere tutti quanti, insieme: nel senso che ho già detto di aiutarci a vicenda e, soprattutto, di non lasciare indietro nessuno. In questi anni me lo avete sentito dire molte volte: Santarcangelo è più forte di tutto. E la forza di una comunità si misura dalla sua capacità di stare insieme anche nei momenti più difficili, con la volontà costante di condividere un sorriso per ogni incontro in piazza.
È per questo che ha un valore speciale essere qui anche quest’anno, a consegnare una serie di riconoscimenti che non sono soltanto individuali, ma premiano persone che hanno fatto qualcosa di significativo per la collettività. Come nella grafica che quest’anno accompagna gli eventi di Natale, queste persone rappresentano tanti di quei punti luminosi che messi insieme fanno brillare Santarcangelo.
La cerimonia è quindi proseguita con il saluto ai collaboratori in congedo – Lia Baldazzi, Fulvio Caggiano e Luciano Tamburini – e la consegna delle borse di studio in memoria di Caterina Gambuti a Qutayba Al Khawli (istituto professionale “Leon Battista Alberti” di Rimini), Filippo Rossini (liceo scientifico “Marie Curie” di Savignano), Gabriel Ceuca Dorin e Azzurra Cetrola (istituto professionale “Sigismondo Pandolfo Malatesta” di Rimini), Yuwen Sun (liceo scientifico “Alessandro Serpieri”) e Cristian Qorri (Itse “Rino Molari” di Santarcangelo).
La tessera di “socio onorario” della Pro Loco 2022, consegnata dalla sindaca insieme al presidente Filiberto Baccolini, è andata a Barbara Mondaini, per i risultati sportivi conseguiti nella pratica del ciclismo sulla lunga distanza, fino alla Nazionale italiana randonneur; per la costanza e la capacità di affrontare con passione anche le sfide più difficili e proibitive; per aver portato Santarcangelo ai traguardi più prestigiosi d’Italia e d’Europa.
Premiati con una menzione speciale: la stilista Anju Garattoni per la partecipazione alla Milano Fashion Week con la collezione “Indossando l’arte”, creazioni originali dipinte a mano che hanno sfilato suscitando interesse e apprezzamento internazionali; l’associazione sportiva “Lorenzo Amati”, per il rilancio della pratica sportiva del tamburello con il coinvolgimento delle giovani generazioni e la promozione della disciplina storica del pallone a bracciale attraverso mostre e iniziative pubbliche; il progetto Greennovation Hackathon, per l’esperienza innovativa che alla sua prima edizione ha coinvolto 48 studenti, attivando un’alleanza formativa tra scuola, imprese e istituzioni, in un percorso condiviso proiettato a un futuro di crescita sostenibile; l’associazione Onions Baskin, per la realizzazione di una proposta autenticamente inclusiva, la prima squadra di baskin della provincia, un progetto sportivo innovativo e necessario, all’insegna dell’accessibilità e della socialità; Matteo Garattoni, per le vittorie consecutive nel campionato regionale di motocross Uisp Marche 2021 e 2022 nella categoria Mini 85 Esperti, ultimi successi di una serie di affermazioni all’insegna della passione per la moto; l’azienda Vici, per il percorso virtuoso intrapreso nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa, con attenzione al lavoro come valore di sostenibilità, inclusione e proposte di reinserimento a sostegno della genitorialità.
Tre invece le benemerenze: ad Andrea Argentieri, attore premio Ubu 2019 al miglior performer under 35 per l’interpretazione di Primo Levi, per il valore civico della performance “Se questo è Levi”, rappresentata presso il Senato belga dopo quattro anni di tournée in Italia ed Europa nel trentennale della compagnia Fanny & Alexander; ad Andrea Castaldo, volontario della Croce Rossa Italiana pronto a soccorrere la vittima di un incidente stradale ancor prima di aver concluso l’apposito corso di formazione, per la capacità dimostrata in un frangente drammatico, in grado di salvare una vita umana e sensibilizzare la collettività sull’importanza delle pratiche di primo soccorso; a Gabriella Sancisi, ambasciatrice d’Olanda in Slovacchia a seguito di prestigiosi incarichi nei Paesi Bassi e all’estero, compresa la Segreteria privata della Regina Máxima, per una carriera diplomatica di primissimo rilievo, sviluppatasi in Europa e nel mondo mantenendo saldo il legame con la comunità santarcangiolese e il territorio d’origine.
Nell’introdurre il momento più importante della cerimonia, la consegna dell’Arcangelo d’oro la sindaca ha ricordato che quest’anno, a distanza di oltre dieci anni, l’Amministrazione comunale torna a premiare l’impresa e il lavoro, dopo il riconoscimento assegnato nel 2011 a Liviana Conti. All’epoca si era scelto di premiare un importante marchio del settore moda che aveva voluto Santarcangelo per la sua nuova sede: un premio alla novità, alla scelta della nostra città come luogo ideale dove sviluppare una storia nata e cresciuta altrove.
Oggi invece premiamo due persone, due famiglie e due imprese che come ho già detto nei giorni scorsi hanno contribuito a fare la storia di Santarcangelo. Due imprenditori – anche se Alvaro definisce sé stesso un semplice operaio – due Cavalieri del Lavoro protagonisti di due percorsi straordinari che ci tengo, seppur in estrema sintesi, a tratteggiare. Di Alvaro Anelli tutti conosciamo la profonda etica del lavoro: la foto di lui che tutte le mattine spazza il piazzale davanti alla ditta – lui direbbe “scopa” – ha fatto il giro della Romagna, e oltre.
Questo perché il mese scorso Alvaro Anelli ha festeggiato i 70 anni di lavoro: tanto è trascorso da quel 1952 quando iniziò a lavorare in un magazzino di materiali edili a Rimini. Era il 12 novembre: lo dico perché Alvaro alle date ci tiene particolarmente, e dovreste vedere come se le ricorda tutte a memoria. Si ricorda anche il numero del suo primo libretto di lavoro, il 4.033. Dopo anni di lavoro come “bocia”, nel 1960 Alvaro e i suoi fratelli, Alberto e Bruno, acquistano un magazzino e iniziano a lavorare per conto proprio: nasce così la Fratelli Anelli, che il 15 maggio 2020 ha festeggiato i 60 anni di attività.
Sono stati anni di sacrifici e lavoro, racconta Alvaro, ma l’impresa nei primi dieci anni è decollata, triplicando le sue attività. Non a caso, il motto che ama ripetere spesso è “La mattina alle 7 è già notte e la sera alle 9 è ancora giorno: al lavoro con grinta e dinamismo!”. Quando gli ho chiesto qual è stato il momento più bello della sua carriera, Alvaro non ha avuto dubbi: il 3 giugno 2004, il giorno dopo essere stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro, quando la Fratelli Anelli ha acquistato il magazzino dove lui aveva cominciato a lavorare. Risposta secca anche sul momento più difficile: la grande crisi dell’edilizia, dal 2010 in poi. Mentre tutti attorno fallivano, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, disse ad Alvaro: “Tieni duro, bisogna pedalare forte”.
E gli Anelli così hanno fatto: hanno continuato a pedalare forte. Anche perché la bicicletta è sempre stata l’altra grande passione di famiglia: lo dimostra il sostegno alla Coppa della Pace, che nel 2022 ha festeggiato i 50 anni. Alvaro potrebbe raccontarvi per ore del Trofeo Anelli, poco ci manca che si ricordi tutto l’albo d’oro a memoria: ma capisco il suo orgoglio e la sua passione, perché da quella gara sono passati fior di campioni. E anch’io con la Coppa della Pace sono praticamente cresciuta. Da Alfio Vandi a Savoldelli, da Rebellin a Pantani, fino a Casartelli, che dopo l’affermazione nella prova indicativa olimpionica organizzata dalla Coppa della Pace, nel 1992 vinse l’oro alle Olimpiadi di Barcellona.
Questo straordinario filotto di “cifre tonde” – 50 anni della Coppa della Pace, 60 anni della Fratelli Anelli, 70 anni di lavoro – si completa con il fatto che nel 2019 Alvaro ha compiuto 80 anni. Al che uno potrebbe anche pensare che sia giunto il momento per una meritata pensione. E invece no, Alvaro risponde che lui in pensione ci andrà quando in azienda arriverà il momento della terza generazione. Il dibattito sulle rispettive età mi hanno regalato un siparietto molto divertente il giorno in cui ho convocato Alvaro e Manlio Maggioli nel mio ufficio per dire loro che avevamo deciso di assegnargli l’Arcangelo d’oro.
Avevo di fronte a me decenni di storia di Santarcangelo, del lavoro e dell’impresa sul nostro territorio, e li sentivo dire “tu in confronto a me sei un ragazzino” e cose di questo genere. Ma la storia ce l’avevo, ce l’abbiamo davanti davvero, se pensate che Manlio Maggioli aveva poco più di trent’anni quando, nel 1963, prese dal padre le redini dell’azienda di famiglia. Il suo spirito imprenditoriale non ha certo bisogno di presentazioni, se pensiamo a quello che è diventato sotto la sua guida il Gruppo Maggioli. Ma nel raccontare i suoi primi passi in azienda, Manlio spiega che si deve a suo padre l’intuizione di formalizzare su carta tutti quei moduli che potevano aiutare a regolare e semplificare il rapporto tra il cittadino e l’ente pubblico.
Sono anni di trasferte in tanti Comuni d’Italia per far conoscere l’azienda, che consentono al giovane Manlio di sviluppare una profonda conoscenza del mercato, dei bisogni delle amministrazioni pubbliche e dei cittadini. La svolta di crescita più forte arriva con il passaggio dalla carta al digitale, che porta i servizi del Gruppo nel 90% dei Comuni italiani: una crescita che avviene di pari passo con la grande trasformazione in atto nella società. E anche qui, ancora una volta, entra in gioco la famiglia, con Amalia, Cristina e Paolo che rappresentano la quarta generazione del gruppo Maggioli, entrati in azienda dopo aver fatto ciascuno il proprio percorso.
La grande coesione familiare, unita alla passione per il proprio lavoro, è sicuramente un tratto che accomuna in modo evidente le famiglie Anelli e Maggioli nella condivisione di questa giornata. I sacrifici non sono mancati – racconta ancora Manlio – ma ha sempre prevalso l’entusiasmo, e questo Amalia, Cristina e Paolo lo vedevano bene. È così che da quei 13 dipendenti del 1963 si è arrivati ai 2.700 di oggi, tra i 500 circa a Santarcangelo e quelli distribuiti nelle 70 tra sedi e filiali in Italia e all’estero, in Spagna, Belgio, Grecia e Colombia.
L’anno prossimo Manlio Maggioli festeggerà il 60° anniversario di quel passaggio di consegne nel 1963. Ma non è la sola ricorrenza di questi anni, visto che nel 2020 la Sangiovesa ha celebrato il suo trentennale. Manlio racconta che ogni volta che si trova a girare per l’Italia o all’estero, incontra sempre persone che portano con sé un ricordo legato a un pranzo o a una cena alla Sangiovesa. Sarà forse perché si tratta di un luogo davvero speciale, nato dall’idea condivisa con Tonino Guerra di creare un locale dove trovare i piatti della tradizione realizzati con prodotti e materie prime del territorio.
L’idea – siamo nel 1990 – anticipa di diversi anni la filosofia del km zero, in parallelo alla nascita di Slow Food: per questo, ha richiesto non pochi sforzi per essere portata a compimento. Una dedizione che continua ancora oggi, tanto che Manlio frequenta il locale quasi tutti i giorni e – come racconta lui – controlla sempre tutto: l’olio, la farina, anche i menu. Ecco, questa dedizione, che li porta a essere presenti ancora oggi, tutti i giorni, nei luoghi dove hanno lavorato per tanti anni è indubbiamente un altro tratto in comune tra Alvaro Anelli e Manlio Maggioli.
Dedizione e passione per il lavoro, capacità di conseguire risultati straordinari con le rispettive imprese e restituire qualcosa al loro territorio, coinvolgere la famiglia in un’avventura che va avanti da decenni. Credo che, con un po’ di approssimazione, possiamo riassumere così queste due figure, che più di tutto hanno saputo coniugare la famiglia e l’impresa. Le famiglie Anelli e Maggioli, di generazione in generazione, hanno affrontato successi e momenti difficili senza perdere la propria identità e il legame con il territorio, intrecciando le loro storie e crescendo insieme a Santarcangelo.
Abbiamo scelto proprio quest’anno per conferire l’Arcangelo d’oro ad Alvaro e Manlio anche per l’intrecciarsi di importanti ricorrenze nelle rispettive storie, che ho provato a raccontarvi finora. Ma non vi faccio attendere oltre: chiamo accanto a me Alvaro e Manlio e vi chiedo per loro un grande applauso.
Le motivazioni che hanno portato all’attribuzione dell’Arcangelo d’Oro ad Alvaro Anelli:
- per una storia lavorativa cominciata più di sessant’anni fa insieme ai fratelli Alberto e Bruno, che attraverso l’impegno e il sacrificio ha dato vita alla Fratelli Anelli, rinomata e storica impresa di Santarcangelo;
- per la passione mai venuta meno nei confronti dello sport, tradotta nel sostegno alla Coppa della Pace, che nel corso di cinquanta edizioni ha lanciato alcuni tra i più grandi campioni del ciclismo;
- per l’intensa relazione con il territorio, in particolare con la frazione di Sant’Ermete, che ha reso la Fratelli Anelli un immancabile punto di riferimento sociale della comunità locale.
Le motivazioni che hanno portato all’attribuzione dell’Arcangelo d’Oro a Manlio Maggioli:
- per il percorso di un’impresa familiare condotta a risultati straordinari in Italia e nel mondo, dal settore dell’editoria alla produzione di servizi per la pubblica amministrazione, fino all’innovazione digitale;
- per l’intuizione che nel 1990 ha portato alla creazione della Sangiovesa, un tempio del cibo di qualità capace di anticipare e promuovere la diffusione della filiera corta e del chilometro zero;
- per il significativo contributo allo sviluppo di arte, cultura e istruzione, con il sostegno alle iniziative del territorio, il rilancio della casa editrice Vallecchi, l’ingresso in UniRimini e la creazione di Maggioli Academy.
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Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:36