Deceduto nel pomeriggio di sabato 29 ottobre il pittore naif santarcangiolese Giuseppe “Pino” Boschetti

Premiato per la sua arte dalla Presidenza della Repubblica, nel 2016 era stato insignito dell’Arcangelo d’Oro dall’Amministrazione comunale

Data :

30 ottobre 2022

Municipium

Descrizione

È deceduto nel pomeriggio di ieri (sabato 29 ottobre) Giuseppe “Pino” Boschetti, pittore naif santarcangiolese che per la sua arte era stato premiato nel 1983 dalla Presidenza della Repubblica e nel 2016 aveva ricevuto l’Arcangelo d’Oro, massima onorificenza cittadina di Santarcangelo. In rappresentanza dell’Amministrazione comunale e della città intera, la sindaca Alice Parma esprime vicinanza alla famiglia di Boschetti, insieme al profondo cordoglio per la perdita di una persona stimata e benvoluta, un artista che nei suoi dipinti aveva saputo infondere un “realismo magico e incantato”, capace di fissare su tela l’anima più naif di Santarcangelo. I funerali si svolgeranno giovedì 3 novembre alle ore 10 presso la chiesa Collegiata, mentre nella sala consiliare del Municipio sarà allestita la camera ardente per l’ultimo saluto a Giuseppe Boschetti dalle ore 10,30 alle 18 di mercoledì 2 novembre.

Le motivazioni che hanno portato all’attribuzione dell’Arcangelo d’Oro 2016 a Boschetti:
- per un’attività artistica di valore assoluto, riconosciuta anche dalla Presidenza della Repubblica con la Medaglia d’Oro al Premio Nazionale delle Arti Naives di Luzzara;
- per il legame indissolubile con Santarcangelo e le sue piazze, trasformate in luoghi iconici e senza tempo attraverso quadri capaci di esprimere l’essenza più autentica della città e dei suoi abitanti;
- per il contributo alla notorietà del Festival Internazionale del Teatro in Piazza, entrato a far parte dell’immaginario collettivo anche grazie ai manifesti realizzati nei suoi primi anni di vita.

Nato a Santarcangelo nel 1944, entra a pieno titolo far parte della grande famiglia dei pittori naif nel 1980 in occasione della XIV edizione del rinomatissimo Premio Nazionale Arti Naives di Luzzara. In quell’occasione viene dedicata a Boschetti un’intera “parete” espositiva mentre un suo dipinto (Il gelataio, del 1977) entra a far parte della raccolta del museo oggi intitolato a Cesare Zavattini. Tre anni dopo, sempre a Luzzara, la definitiva consacrazione con la vincita, per votazione popolare, dell’ambita medaglia d’oro messa in palio dalla Presidenza della Repubblica. A questo stesso periodo risalgono tre grandi pitture (Teatro in piazza, 1978; Fiera di San Martino, 1979; Sera d’estate, 1982) pubblicate come manifesti delle importanti manifestazioni santarcangiolesi e quindi divenute giustamente note al grande pubblico. Opere di Boschetti compaiono pure in edizioni di narrativa e storia locale (è il caso di La stalla, del 1982 e di Pioggia, del 1988).

Autodidatta, già occupato nel pubblico impiego, Giuseppe Boschetti è pittore per vocazione naturale e travolgente passione; per istinto, per sensibilità, per atteggiamento, per cultura si direbbe un pittore autenticamente naif, se pure tale definizione ha ancora oggi un suo senso, aperta anch’essa, in ogni caso, a tutti gli interrogativi che stanno investendo i linguaggi espressivi del nostro tempo. Ma come non riconoscere alla pittura di Boschetti quel carattere di semplicità e di pulizia, di candore e di sincerità, che appartiene alla grande tradizione naive e che qui si dichiara sostanzialmente attraverso il gusto primitivo del racconto. Struttura “finita” e saldezza compositiva dell’immagine, vivacità non naturalistica del colore, intenso e luminoso al tempo stesso, stesura pittorica larga e solida: sono queste alcune delle prerogative di stile con le quali Boschetti afferma la propria straordinaria vena narrativa.

“La loro memoria è di ferro e ricorda il numero preciso di foglie che ci sono su di un albero” diceva Cesare Zavattini a proposito dei suoi amati pittori naif. Dalla memoria attinge direttamente anche l’inventiva del pittore santarcangiolese. Ed è quella di Giuseppe Boschetti memoria tanto tenace e resistente da consentirgli ogni volta di trasferire nel suo quadro dalla dimensione del “c’era una volta” (la vita paesana, la vita contadina, la vita domestica, le botteghe, i giochi, il circo, i musicisti, i personaggi caratteristici) non semplicemente la parvenza d’un ricordo, ma un accumulo incredibile di elementi reali, anche quelli più minuti e trascurabili. Di certo in questa pittorica connessione tra passato e presente non c’è parvenza di rimpianto o velo di nostalgia. Si potrebbe parlare, anzi, d’una finzione resa con calda bonomia, con sottile arguzia e perfino con qualche punta d’umorismo. Così, come per magia, nel “teatrino” di Boschetti oggi si recita l’incanto della pittura (Orlando Piraccini, curatore della Mostra “Giuseppe Boschetti. La pittura dell’incanto”, 2006).

Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2024, 14:37

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